Un restauro complesso ha restituito all’Italia un’opera unica, svelandone il mistero della paternità. Non fu San Luca a dipingere l’omonima icona custodita in Santa Maria del Popolo a Roma da secoli, ma Filippo Rusuti. È stata infatti inaugurata al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo giovedì 18 ottobre, dal Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli, la mostra Filippo Rusuti e la Madonna di San Luca in Santa Maria del Popolo a Roma. Il restauro e la nuova attribuzione di un capolavoro medievale. L’opera sarà esposta nell’imponente fortezza fino al 18 novembre 2018.
Immagini dell’icona recuperata con dettagli dei lavori di restauro e della firma dell’autore Filippo Rusuti
Nessuna mano divina. Sempreché non si consideri, alla fine, il genio mortale animato da una qualche scintilla ultraterrena. Non è stato San Luca, quindi, non a caso patrono degli artisti, ma Filippo Rusuti, uno dei protagonisti della pittura a Roma negli ultimi decenni del duecento insieme a Pietro Cavallini e Jacopo Torriti, a firmare la famosa Madonna custodita dal 1235 nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma. Si tratta di una delle icone più antiche e venerate nella storia della città, con fama di immagine miracolosa con poteri taumaturgici in quanto Acheropita, ovvero “non realizzata da mano umana”.
La scienza ha sconfitto la leggenda senza tuttavia ridimensionare lo splendore della tavola raffigurante Maria e il Bambino. Giovedì 18 ottobre il Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli, ha inaugurato al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo la mostra Filippo Rusuti e la Madonna di San Luca in Santa Maria del Popolo. Il restauro e la nuova attribuzione di un capolavoro medievale. L’opera rimarrà fino al 18 novembre nella fortezza a due passi dal Vaticano. Un evento realizzato in collaborazione con il Fondo Edifici di Culto a cui l’opera appartiene e con la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, diretta da Francesco Prosperetti.
I colori e le sfumature della tavola di Rusuti sono tornati a risplendere quindi, assieme alla gestualità delle figure di derivazione bizantina. Le tonalità delle vesti, dall’azzurro bordato d’oro di Maria al rosso della toga del Bambino, possono ora essere colte dallo sguardo del visitatore, che può anche ammirare volti ed espressioni di bellezza ipnotica. La Vergine ritratta di fronte mentre tiene in mano il figlio rigido e benedicente. Ogni dettaglio merita d’essere contemplato per onorare un tesoro ritrovato. Il patrimonio artistico del Paese festeggia uno dei propri gioielli più luminosi e inestimabili.