L’impresa è terminata, ma siamo solo all’inizio

( 7-10-2012)     di Lorenzo Spignoli

Lo scritto pubblicato oggi dal Corriere di Romagna, nella rubrica Un Pensiero dall’Appennino, è dedicato all’associazione Il Faro di Corzano, a chi l’ha fondata, a chi la dirige, a chi la fa vivere ogni giorno col proprio prezioso contributo volontario, ai grandi risultati che sta regalando alla nostra collettività.

” Il 23 settembre 1846, dall’osservatorio astronomico di Berlino, fu scoperto Nettuno, l’ottavo e più lontano pianeta del sistema solare. Il 23 settembre 1991fu proclamata l’indipendenza dell’Armenia. Oggi, 23 settembre 2012, è domenica, sono le dieci del mattino e stiamo allegramente scarpinando sul nuovo selciato dell’antica mulattiera di Corzano. Siamo in tanti e andiamo verso la vetta, dove ci sarà la festa.     Alcuni giorni fa Armando Locatelli, decano dell’Associazione Il Faro di Corzano, ha posato l’ultima pietra di una strada che sale per 900 metri, realizzata a regola d’arte, seguendo i dettami dei vecchi capomastri sampierani. L’antica mulattiera, che da secoli collegava San Piero alla cima del colle, era ormai irrimediabilmente deteriorata. Interi tratti erano spariti, altri fortemente smagliati. Il tempo, il maltempo, alcuni salti nella regimazione delle acque, gli effetti di alcuni poco meditati passaggi di motociclette e altri mezzi fuoristrada, avevano prodotto seri danni. L’Associazione Il Faro di Corzano si è proposta di rifare la mulattiera così com’era, in parte sovrapponendosi al vecchio tracciato, in parte affiancandolo. I lavori cominciarono il 12 giugno 2009. Tre anni e due mesi per posare più di 100.000 sassi: una media di un centinaio al giorno, comprese domeniche, festivi, pioggia e neve. Tutto lavoro volontario. Unica paga: l’ammirazione e la riconoscenza di compaesani e amici.     E’ una bella giornata e fa caldo. A metà strada, alla storica fermata della Madonnina, i volontari hanno realizzato una fontana. Oggi, eccezionalmente, distribuisce del buon vino rosso invece dell’acqua. Arriviamo bene in vetta, non smettendo un attimo di ammirare la sagacia del nuovo tracciato, la precisione delle opere, l’armonia infinita del sentiero che si inerpica con tutto ciò che ha attorno: campi, boschi, cielo, panorami.     Quando arriviamo sul piazzale davanti al santuario, ci sono già centinaia di persone, e altre centinaia ne arriveranno, a piedi o col servizio di navetta che Il Faro ha organizzato per una grande festa di popolo. Il presidente dell’associazione Marco Baccini, soddisfatto ed emozionato, elenca uno per uno gli 81 volontari che hanno realizzato la mulattiera, offrendo 12.206,5 ore di lavoro, e li ringrazia, così come ringrazia gli altri soci (in totale sono arrivati a 406) che in altre maniere si sono prestati e anche tutti coloro, persone, imprese ed enti, che in varie maniere hanno contribuito. Marco nomina più volte Antonio Teverini che, spalleggiato dall’amico di sempre Floriano, ha pensato, ispirato e per la propria importante parte realizzato l’impresa.     Accolgo la consegna della strada all’intera collettività per il tramite del Comune, e mi impegno a tutelarne l’uso più rispettoso e a valorizzarne il significato. Del significato mi parla Teverini: “Si questa è un’opera, ma anche un bene comune. Direi che soprattutto è un inizio e un esempio. Contiene particolarità vere, sensazioni, passioni, desideri, speranze personali e collettive. Qua sotto, al centro della magnifica vista di cui possiamo godere, c’è San Piero, che si presenta con la propria caratteristica forma ad aeroplano. Un aereo che oggi deve liberarsi della zavorra della crisi e tornare a volare più in alto di tutti.” La mulattiera è certamente l’opera più visibile, attualmente, scaturita dal lavoro dei volontari del Faro. Ma c’è altro. Un lavoro incessante di recupero storico e culturale (culminato in mostre di fotografia e pittura come nei relativi cataloghi), il dizionario del nostro dialetto che spero potrà essere presto pubblicato, l’impulso continuo offerto al Comune a promuovere la riqualificazione urbanistica del centro di San Piero. Quest’ultimo banco di prova ha trovato risposta e ha prodotto un impegno del municipio a chiedere all’ente Regione di essere sorretto nell’iniziativa e il finanziamento della relativa progettazione. Andata a bando, ha visto la presentazione di ben sedici elaborati.     Tutto ciò per dire, e ne sono ben lieto, che Il Faro intende tutt’altro che terminata la propria missione, e ha intenzione di produrre nuovi importanti frutti a beneficio della collettività.     Le considerazioni finali che voglio fare sono colme di gratitudine e orgoglio per quei miei cittadini che hanno promosso e realizzato già così tanto associandosi in modo generoso e proficuo. Sono rare le collettività che dispongono di eserciti del bene così numerosi e valorosi, e per la mia certamente questa è una grande fortuna. Il Faro di Corzano non costituisce l’antidoto alla crisi che sta colpendo noi come tutto il nostro Paese, e comunque costituisce una grande risposta anche alla crisi. Ma è molto di più: passione, desiderio, speranza, esempio, come dice Teverini. E anche concretezza, aggiungerei. Spero che, come amministrazione pubblica, possiamo aiutare l’associazione a crescere ulteriormente, che possiamo affiancarla adeguatamente come abbiamo cercato sinora di fare, che possiamo replicare collaborazioni preziose. Lunga vita al Faro di Corzano!

di Lorenzo Spignoli

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