di Maria Francesca Stancapiano
Torna in scena per il sesto anno E tu sei bellissima, commedia scritta da Claudio Proietti con Claudia Campagnola e Matteo Lucchini, diretta da Giancarlo Fares, dal 18 al 22 gennaio al Teatro Cometa Off.
Una panchina, un lampione ed un’altalena in un qualsiasi parco in una qualsiasi città. Non c’è un tempo né un luogo ben definito. Di definito c’è solo l’incontro casuale, dopo due anni ed otto mesi, tra due ex: Paolo e Cristina.
Il loro diventa fin da subito uno scontro di recriminazioni su ciò che li ha portati a separarsi, alternando con ritmo comico in scena i racconti reciproci dei loro nuovi amori, delle loro nuove vite, in corpi diversi, ma con un acceso tono di nostalgia dei tempi in cui erano e che ormai non sono più. Continuano a ringhiarsi e a lisciarsi di fronte ad un reparto di maternità che annuncia la nascita di un bambino con una sonata di Chopin al pianoforte, immaginando i figli che avrebbero potuto avere e un eventuale futuro che potrà o meno continuare ad esserci.
Una storia d’amore comune, dove l’amore è troppo, talmente forte da far scivolare l’appartenersi, il continuare, il proseguire nella costruzione di un domani e lasciando solo un amaro dolce pensiero tra il riecheggio di un “ti ricordi?”. Basta una frase a farci crollare addosso le piccole certezze di cui ci stavamo impossessando, quel “E tu sei bellissima” più volte pronunciata da Paolo (Matteo Lucchini). Così cade il mondo di sicurezze di Cristina (Claudia Campagnola) che più volte cerca di calmarsi al suono di quelle parole, leitmotiv di tutta la commedia; come pure cerca di ricomporsi invano, dopo aver urlato la sua rabbia repressa, con un riuscito fare grottesco. I toni quindi si calmano, quasi la fiducia prende il sopravvento, lui sembra non prendersi gioco di lei, né lei sembra guardarlo più solo in maniera sinistra. Sono i loro codici che hanno la meglio. Intramontabili.
Quei codici di familiarità, incisi nelle abitudini di tre anni fa, durante una convivenza dettata dalla routine, lì per lì, apparivano insopportabili nel loro scantinato di periferia, ma ora al ricordo mancano ad entrambi, parte di un mondo che avevano costruito INSIEME.
Interpretato con magistrale consapevolezza e freschezza, entrambi gli attori si bilanciano in scena, si scambiano le battute in tempi celeri, regalano risate e le sottraggono ad un sorriso amaro che appartiene al tempo del ricordo.
Claudia Campagnola, attrice brillante di teatro anche drammatico, conferma in questa pièce la sua capacità di calcare il palcoscenico, facendoci vedere una donna realmente ferita, dolcemente fragile di fronte all’amore perduto, una donna semplice, comune, una Cristina tra tante.
Apprezziamo altrettanto Matteo Lucchini vestito nell’abito della spontaneità di un ex che rincontra un suo grande amore dopo anni e che cerca di mantere alto il proprio orgoglio.
Un testo, quello di Claudio Proietti, che racconta ma non si fa portavoce di una morale. Come nelle commedie di Woody Allen, nelle quali il regista statunitense tende ad enfatizzare le crisi nei rapporti tra coppie, lo scrittore ha voluto realizzare un semplice specchio in cui il pubblico possa rivedersi, con il proprio bagaglio, i propri se, i propri ma, senza fornire giudizio alcuno, soltanto la restituzione, in un’ora di spettacolo, dei nostri ricordi.