Ieri ha debuttato al Teatro Vascello di Roma Lo zoo di vetro di Tennessee Williams e sarà in scena fino al 27 febbraio. Prodotto da: LAC Lugano Arte e Cultura in coproduzione con Teatro Carcano Centro d’Arte Contemporanea,TPE – Teatro Piemonte Europa in collaborazione con Centro Teatrale Santacristina, partner di ricerca Clinica Luganese Moncucco.
La scena si apre su un mondo coloratissimo e bidimensionale fatto da una casa stilizzata color rosa pastello rialzata su una pedana che ospita tre sedie e un tavolo anch’essi rosa, opera dell’essenziale accuratezza di Nicolas Bovey. Oltre la pedana della casa, tantissimi pezzetti di polistirolo come a simboleggiare un mare, un luogo non stabile, non sicuro, un posto in cui tutto può succedere. Sulla scena appaiono quattro personaggi, tutti e quattro con la faccia ricoperta di cerone bianco: quattro clown. Ma, a guardar bene, si tratta di due Pierrot (i fratelli Laura e Tom) e due clown più classici con il naso rosso (padre e madre). Apprendiamo subito che il padre non c’è più ma, come accade spesso quando si perde una persona cara, egli c’è eccome. È seduto fuori dalla pedana della casa, in mezzo al mare di polistirolo. Appena questi buffi personaggi iniziano ad interagire tra loro, siamo letteralmente investiti da uno scollamento tra il modo di recitare, molto asciutto, preciso e spontaneo, e il costume che indossano che suggerisce una messa in scena circense fatta di gag e gestualità grottesche.
Mentre lo spettacolo procede, prende corpo il disegno registico di Leonardo Lidi: Il paradosso comico per il quale, più vediamo un clown soffrire e più ci fa ridere, si capovolge così che, gli accadimenti che investono la famiglia Wingfield, ci appaiono ancor più tremendi perché passano attraverso gestualità e gag comiche dichiaratamente artificiali. Tindaro Granata e Anahì Traversi, che interpretano i due fratelli, sono due Pierrot, il clown triste rappresentato con la lacrima nera sul viso che soffre perché vittima di due amori impossibili: quello per Colombina e quello per la luna. I due straordinari attori traducono questa caratteristica del Pierrot nelle loro interpretazioni: l’uno subendo la vita e non avendo il coraggio di cambiarla, l’altra vivendo in un mondo tutto suo e rifuggendo ogni contatto con la vita vera. La stessa cosa accade con il personaggio della madre, interpretata da una Mariangela Granelli comicamente tragica, ella si attiva nel voler sistemare la figlia e non permettere che il figlio diventi un alcolista come il padre ma combina solo dei gran pasticci, proprio come il clown rosso che, nel tentativo di fare una magia strabiliante, cade rovinosamente a terra. L’unico personaggio senza cerone sulla faccia e senza caratteristiche clownesche, è Jim O’Connor, interpretato da Lorenzo Bartoli. Quando entra nella casa rosa il contrasto ci appare netto eppure egli sembra più grottesco rispetto alla famiglia clown, a riprova che davvero “il mondo è tutto un palcoscenico e uomini e donne, tutti, sono clown e Pierrot”.