L’opera che prende il nome dalla famiglia nobile la cui collezione passò allo Stato ungherese nella seconda metà dell’Ottocento torna, è proprio il caso di dire, a casa. La Madonna Esterhazy, capolavoro di Raffaello realizzato intorno al 1508, è in mostra presso la Galleria Nazionale di Arte Antica di Roma a Palazzo Barberini dal 31 gennaio all’8 aprile. Il dipinto segna il momento di passaggio dell’autore da Firenze a Roma.
Maria tiene in braccio un bambino che indica di voler giocare con un secondo fanciullo a pochi passi di distanza. Dietro questa scena familiare, colline verdeggianti e specchi d’acqua sfiorati da antiche vestigia che rimandano proprio alla Città Eterna. E un monte solitario il cui profilo si staglia in lontananza, tinto di azzurro e grigio. Gli stessi colori del cielo in cui si immerge quasi a volersi disperdere in esso.
Giunge a Roma, nel meraviglioso palazzo Barberini sede delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica, La Madonna di Esterhazy di Raffaello, tavola di pioppo intarsiato di piccole dimensioni ma immensa bellezza. La mostra è a cura di Cinzia Ammannato e l’opera proviene dal Szépművészeti Múzeum di Budapest, il Museo Nazionale di Belle Arti ungherese. La tela fu dipinta intorno al 1508, tra la fine del periodo fiorentino e l’inizio di quello romano. Anni fondamentali per l’arte dell’Occidente, quando venivano aperti i cantieri per le decorazioni della volta nella Cappella Sistina e delle Stanze papali.
Il quadro prende il nome da una nobile famiglia ungherese la cui collezione passò allo Stato nella seconda metà dell’Ottocento e simboleggia l’abbraccio dell’autore alla città che lo accolse nei primi anni del 1500 e in cui morì nel 1520. Una scelta che Raffaello sembra operare, condensata in quelle rovine di sapore romano, nelle quali si sono voluti riconoscere i resti del Tempio di Vespasiano e della Torre dei Conti nel Foro Romano. Una rappresentazione che differisce invece dal disegno preparatorio dell’opera stessa, la cui copia è in mostra assieme alla tavola definitiva. Lì, infatti, al posto delle rovine vengono ritratte colline con alberi, scorci tipicamente fiorentini.
Raffaello sembra voler omaggiare così il luogo che lo stava accogliendo, Roma. Accanto alla Madonna Esterhazy vengono esposte altre opere provenienti dalle Gallerie Nazionali, simili per formato e ambiente. Su tutte La Madonna con Bambino, o Madonna Hertz dal nome della collezionista che donò il quadro al museo, opera di Giulio Romano, l’allievo prediletto di Raffaello.