C’è tempo fino al 10 gennaio per ridere con Miseria e Nobiltà al Teatro Parioli. La firma è del bravissimo Luigi de Filippo, filo diretto con l’autore Eduardo Scarpetta. La commedia della fame raggiunge alti livelli in questa rappresentazione d’autore.
“Tenere fame” non ha mai fatto ridere tanto come in questo testo, eredità della tradizione napoletana, tante volte rappresentato nei teatri, ma molto spesso non ottimamente, poiché ridotto a idee macchiettistiche e nulla più, molto imitato e poco interpretato, a volte non riuscito perché sembra far sentire il suo peso o qualche volta poichè viene preso troppo alla leggera.
Luigi De Filippo invece ci offre quest’opera con tutto il suo sapore, la porge come la sua natura l’ ha generata, non si sentono stonature mentre la si guarda rapiti e divertiti.
L’Opera mantiene la sua grandezza perché il carisma che arriva dal palco è difficile da trovare in altre rappresentazioni del testo di Scarpetta.
Al Parioli La Miseria e La Nobiltà sono immagini artisticamente efficaci, allegorie che sembrano quasi quadri. Il cambio degli atti ci conduce da un soggetto all’altro come in un museo ci si muove di quadro in quadro. Le stesse scene sono un piacere per gli occhi: la bella sala della Nobiltà colpisce lo sguardo e lo riempie, sfarzosa all’estremo come il proprietario, il cuoco arricchito che farebbe carte false pur di avere dei nobili alla sua tavola, i vip di allora che davano lustro a chi ne era sprovvisto.
Le scene del cappotto da dare in pegno o della tavola imbandita a sorpresa che subisce l’assalto dei miseri affamati senza troppe cerimonie, la messa in scena dell’ entrata pomposa nella casa del cuoco da parte di Sciosciamocca e gli altri compagni di fame, che come attori, ricevute le parti da interpretare, si trasformano in nobili, sono i tratti, le pennellate d’autore di una grande opera e la compagnia di De Filippo è l’abile pittore che riporta nello spazio l’idea dell’origine.
La rarità di una “Miseria e Nobiltà” così ben sentita e costruita sconsiglia di perdersi un simile spettacolo, augurandoci che De Filippo continui a portarlo in scena ancora per tanti anni, perché dopo si rischia di vedere solamente tanta miseria.