Macchiaioli, la potenza verista di forme e colori al Chiostro del Bramante

Macchiaioli, la potenza verista di forme e colori al Chiostro del Bramante

di Marco Bombagi

Pennellate vibranti date al contempo con grazia poetica e forza espressiva. Sensibilità differenti che fondendosi l’una nell’altra fanno deflagrare la lucentezza dei colori e il verismo delle forme e dei soggetti.

La mostra I Macchiaioli. Le collezioni svelate, al Chiostro del Bramante di Roma dal 16 marzo al 4 settembre 2016, presenta al pubblico per la prima volta 110 dipinti creati negli anni in cui si sviluppò uno tra i più importanti movimenti pittorici dell’Ottocento europeo, sicuramente quello più rilevante in quegli anni in Italia. Tele immerse nel contesto delle antiche collezioni che in origine le ospitarono.

Opere che rappresentano l’orgoglio dei grandi mecenati dell’epoca a cui appartenevano: dalle collezioni di Cristiano Banti, Diego Martelli e Rinaldo Carnielo, fino a quelle di Edoardo Bruno, Gustavo Sforni e Mario Galli. Senza dimenticare Enrico Checcucci, Camillo Giussani e Mario Borgiotti. Personaggi  accomunati dalla passione per la pittura e dall’amore per la bellezza.

Un viaggio nella storia del movimento pittorico nato nel 1855 a Firenze, presso il Caffè Michelangiolo, dagli esordi fino agli albori del novecento, il secolo che ereditò la tradizione de “La macchia”, particolare arte di comporre e scomporre forme per rimodellarle con la potenza dei colori e della luce, evidenziando la psicologia delle figure con delicatezza e, a volte, graffiante energia.

Gramignaie al fiume - Niccolò CannicciIn un percorso di 9 sezioni , ciascuna intitolata alla collezione di provenienza,  il visitatore conosce i Macchiaioli e il contesto storico che fa da cornice alla vicenda di questi artisti, oltre ai temi, ai contenuti e ai personaggi di questo movimento.

I moderni amanti della bellezza potranno così contemplare opere come Il Ponte Vecchio a Firenze (1879) di Telemaco Signorini, un capolavoro non più visto da decenni, e Il giubbetto rosso (1895 ca.) di Federico Zandomeneghi. Passeggeranno assorti tra Marcatura dei cavalli in Maremma (1887) e Ciociara (Ritratto di Amalia Nollemberg) di Giovanni Fattori, per poi soffermarsi di fronte a Place de la Concorde e Campo di neve di Giuseppe De Nittis, accanto al Ritratto della figlia Alaide (1875 circa) di Cristiano Banti.

Una mostra che tocca le corde più nobili dell’animo umano, evocando atmosfere che fanno viaggiare con la mente in luoghi ameni e lontani, i luoghi dell’emozione.

 

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