Uno sguardo alla cultura millenaria di una penisola lacerata da decenni di tensioni. Il 3 ottobre sul palco del Teatro Argentina di Roma il pubblico ha potuto assaporare un po’ del “Profumo di Corea”, spettacolo promosso dall’Istituto Culturale Coreano in collaborazione con il Teatro di Roma e l’Ambasciata della Repubblica di Corea in Italia
Gli strumenti artistici della tradizione, animati dalle sapienti mani degli interpreti, spargono le proprie note mentre sullo sfondo costituito da una tela bianca un dipinto prende forma con il trascorrere dei minuti. Due spettacoli si sviluppano contestualmente dinanzi al pubblico del teatro Argentina durante “Profumo di Corea”, racconto sullo spirito e i sentimenti di una terra travagliata che non ha mai perduto, tuttavia, la propria immensità culturale.
Suoni e danze, immagini e colori lasciano intravedere la sensibilità e l’eleganza d’un popolo unito dalla cultura ma separato dalla guerra. Soprattutto oggi ascoltare quei canti e quei brani, perdersi nel bianco e nelle tonalità mai eccessive di costumi sollevati lievemente da movimenti armoniosi ma netti, studiati in ogni particolare, porta a riflettere sulla bellezza che l’uomo sa esprimere quando dà spazio alla parte migliore di sé.
Così anche l’uomo occidentale, rapito dalla frenesia e dal caos quotidiani può riscoprire il fascino di gesti sospesi in un tempo che sembra diverso, più leggero e dolce, rispetto a quello implacabile in cui la modernità costringe le persone a vivere.
Il sentimento Han, dolore e speranza, permea la tipica danza buddista Beopgochum e la Ssitkim-gut, ballo rituale che fa parte della cerimonia sciamanica prevista per accompagnare gli spiriti dei defunti nell’aldilà. Fino alla Janguu, arte realizzata con il tamburo a spalla ed eseguita tradizionalmente dalle donne. Senza dimenticare il Pansori, genere di narrazione musicale eseguita da un cantante e da un suonatore di tamburo e il Sinawi, musica di ispirazione sciamanica realizzata tramite cinque strumenti tradizionali.
Infine, al termine delle canzoni e delle danze, un’ulteriore regalo allo spettatore arrivava dalla tela che sommessamente veniva colmata di colori e sfumature. Un paesaggio montano etereo e caliginoso, al centro del quale troneggiava un grande albero le cui foglie scarlatte venivano portate lontano dal vento. Come l’incanto suscitato da uno spettacolo unico.