Ecco come una Commissione transitoria, che doveva servire ad accompagnare la creazione del nuovo ministero Economia e finanze, sta per diventare permanente. Grazie a un regolamento strettamente riservato, ora alla firma del Ministro Tremonti, che moltiplica le direzioni e crea nuovi ben retribuiti incarichi da distribuire agli uomini vicini all’eclettico Capo di Gabinetto Fortunato. Il quale – non contento di prodigarsi per assistere un ministro iperattivo come Tremonti – è costretto a impegnarsi 24 ore su 24 per assolvere gli altri suoi incarichi tra i quali quello di Rettore della Scuola superiore dell’economia e delle finanze, Docente della Scuola superiore dell’economia e delle finanze, ed ora anche membro del Consiglio di Presidenza della Giustizia tributaria. Grande esempio di sacrificio e dedizione. Intanto si scopre – sorpresa – che l’unificazione di Finanze e Tesoro nel nuovo Ministero dell’economia è solo posticcia, tutto è rimasto come prima. Solo che costa di più.
Articolo di Antonio Biavati
Nelle intenzioni del legislatore (art. 58 del decreto legislativo 300 del 1999), il Regolamento di organizzazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze avrebbe dovuto sancire l’unificazione nel nuovo organismo dei due vecchi ministeri del Tesoro e delle Finanze. Un’unificazione che, però, risulterà “posticcia” stando a quanto ha scoperto chi ha potuto leggere l’ultima bozza del provvedimento che Tremonti si accinge a varare. Dopo sei anni, continueremo ad avere due uffici legislativi, due direzioni del personale, sovrapposizioni e duplicazioni di compiti fra direzioni dei due defunti Ministeri. Ma non basta…
Il “tira e molla” dei burocrati, combattuto a suon di integrazioni, modifiche e cancellazioni, sta infatti trasformando quello che avrebbe dovuto essere uno strumento di razionalizzazione e di efficienza in una ghiotta occasione per consolidare vecchi interessi ed affermare nuovi appetiti di potere. Due esempi sono sufficienti per capire.
Il primo riguarda la creazione di sana pianta di nuove direzioni generali che si sta per realizzare un po’ in tutti i Dipartimenti del Ministero. Nella Ragioneria generale, ad esempio, nascerà un undicesimo ufficio ("Servizio dipartimentale per il coordinamento dei conti finanziari ed economici delle amministrazioni pubbliche") e si creano dal nulla sette nuovi posti di direttore. Nel Dipartimento per le politiche fiscali ci si inventa una nuova direzione generale (“Struttura di supporto all’attività delle commissioni tributarie e del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria”) da assegnare, come previsto, ad un giudice tributario “anche a riposo”. Superfluo dire che la scelta del giudice dipenderà in larga parte dal potente capo di gabinetto di Tremonti, quel consigliere Fortunato – di cui la nostra rivista si è già occupata – che riesce ad essere presente in tutti i posti che danno potere e prebende e che da qualche mese è stato cooptato “anche” nel Consiglio di presidenza della giustizia tributaria. Un organismo che il Ministro deve sentire prima di provvedere alle nomine.
Siamo alle solite, insomma: si predica bene (occorre razionalizzare, contenere la spesa pubblica…), si attaccano gli enti locali che sperperano risorse e poi si razzola male; molto male.
Il primo riguarda la creazione di sana pianta di nuove direzioni generali che si sta per realizzare un po’ in tutti i Dipartimenti del Ministero. Nella Ragioneria generale, ad esempio, nascerà un undicesimo ufficio ("Servizio dipartimentale per il coordinamento dei conti finanziari ed economici delle amministrazioni pubbliche") e si creano dal nulla sette nuovi posti di direttore. Nel Dipartimento per le politiche fiscali ci si inventa una nuova direzione generale (“Struttura di supporto all’attività delle commissioni tributarie e del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria”) da assegnare, come previsto, ad un giudice tributario “anche a riposo”. Superfluo dire che la scelta del giudice dipenderà in larga parte dal potente capo di gabinetto di Tremonti, quel consigliere Fortunato – di cui la nostra rivista si è già occupata – che riesce ad essere presente in tutti i posti che danno potere e prebende e che da qualche mese è stato cooptato “anche” nel Consiglio di presidenza della giustizia tributaria. Un organismo che il Ministro deve sentire prima di provvedere alle nomine.
Siamo alle solite, insomma: si predica bene (occorre razionalizzare, contenere la spesa pubblica…), si attaccano gli enti locali che sperperano risorse e poi si razzola male; molto male.
Ma c’è di peggio, grazie anche all’impegno ed all’inventiva dei soliti noti. Con il regolamento che sta per uscire, infatti, si sta trasformando in “organo collegiale” del ministero la “struttura interdisciplinare” che in base al decreto legislativo 300 del 1999 era stata costituita con il compito di “collaborare con il ministro al fine di curare la transizione durante le fasi del cambiamento”. Si trattava di una Commissione “di elevata qualificazione scientifica e professionale” che avrebbe dovuto accompagnare l’accorpamento dei vecchi Ministeri del tesoro e delle finanze nel nuovo Ministero dell’Economia e poi uscire di scena, e che non solo è stata tenuta in piedi sei anni invece di pochi mesi ma – nei progetti dello staff di Tremonti – dovrebbe ora diventare un organismo permanente del Ministero. Vero esempio di eternità del provvisorio.
Qualche ingenuo potrebbe pensare che c’è molto da fare al nuovo Ministero e che, alla fine, si tratta di una Commissione che costa poco o nulla e offre molto. Per disilluderlo ci vuole poco. Basta considerare chi è stato, di volta in volta, cooptato nella Commissione. Gli originari professori universitari, mandati a casa, sono stati sostituiti dai componenti del Gabinetto e degli Uffici legislativi del Ministro, per poi allargarsi ai capi delle Agenzie fiscali e dei Monopoli e, infine, coinvolgere alcuni ben selezionati docenti della Scuola tributaria, ovviamente guidati da chi? Ma dal capo di gabinetto Vincenzo Fortunato. Basta considerare, ancora, che negli ultimi anni le riunioni della Commissione si sono contate sulle dita di una mano. E non si può certo parlare di gratuità di fronte a compensi dell’ordine di cinque mila euro al mese che ciascun componente della Commissione ha già percepito per sei anni e che il nuovo Regolamento – pur in un periodo di ristrettezze – vorrebbe assicurargli a tempo indeterminato. Per il bene del paese, ovviamente!
Qualche ingenuo potrebbe pensare che c’è molto da fare al nuovo Ministero e che, alla fine, si tratta di una Commissione che costa poco o nulla e offre molto. Per disilluderlo ci vuole poco. Basta considerare chi è stato, di volta in volta, cooptato nella Commissione. Gli originari professori universitari, mandati a casa, sono stati sostituiti dai componenti del Gabinetto e degli Uffici legislativi del Ministro, per poi allargarsi ai capi delle Agenzie fiscali e dei Monopoli e, infine, coinvolgere alcuni ben selezionati docenti della Scuola tributaria, ovviamente guidati da chi? Ma dal capo di gabinetto Vincenzo Fortunato. Basta considerare, ancora, che negli ultimi anni le riunioni della Commissione si sono contate sulle dita di una mano. E non si può certo parlare di gratuità di fronte a compensi dell’ordine di cinque mila euro al mese che ciascun componente della Commissione ha già percepito per sei anni e che il nuovo Regolamento – pur in un periodo di ristrettezze – vorrebbe assicurargli a tempo indeterminato. Per il bene del paese, ovviamente!