OCCHI DI CARLOTTA/6 – EBBENE S?, SONO ANCH’IO UNA EX

vietato fumare

Benvenuta tra noi, Carlotta, benvenuta tra gli ex fumatori che anche dopo anni si ritrovano la notte a sognare di fumare e nel sogno si interrogano disperati: ma non avevo smesso? Benvenuta nel club degli intolleranti, di quelli che se qualcuno gli accende una sigaretta a dieci metri di distanza lo guardano come se volessero ucciderlo, e subito gli viene da tossire perché oramai sono diventati ipersensibili. Benvenuta nel club di quelli che corrono e respirano come non hanno mai fatto prima, ai bei tempi andati in cui erano più giovani ma fumavano due pacchetti al giorno. Benvenuta tra noi. E soprattutto, fai in modo di restarci.
articolo di Carlotta Quadri 

Ho smesso di fumare.
E, conseguenza di questa decisione così drastica, ho anche smesso di starmi simpatica.
Si, perché ho sempre ritenuto il fumatore obiettivamente più conviviale, più incline alla socialità, più divertente, insomma…meno noioso.
Gli esempi che potrebbero apportare valore alla mia tesi potrebbero essere molteplici.
Basti pensare alle pause obbligate tra una portata e l’altra all’ingresso dei ristoranti dove, ghettizzato, un gruppetto di persone si ritrova, suo malgrado, a fare due chiacchiere con il vicino di sventura che, anche lui, intorpidito e ormai rattrappito per il freddo, sfida le intemperie, con l’unico scopo di fare due tiri da quello che ormai è divenuto un mozzicone consumato dal vento. La squisita abitudine di considerarsi tutti una grande famiglia di emarginati, una moderna comunità da cui trarre la forza per continuare imperterriti a farsi del male, sprezzanti del pericolo. Con la differenza che quel pericolo innominabile non è un safari o qualcosa che ci doni adrenalina momentanea.
Mio malgrado, non riesco tutt’ora a pensare ad una vita dove risponderò alla domanda: “Ha da accendere?” con un : “No, mi dispiace. Ho smesso”, come invece fa la maggior parte della gente che non fuma più e che deve quindi informare il resto della popolazione che ce l’ha fatta, anche quando non gli è stato chiesto (chissenefrega se hai smesso, ti ho chiesto se hai da accendere).
Smettere di fumare non è solo un’incredibile fatica con noi stessi, lo è forse ancora di più convincere gli altri di averlo fatto davvero. Abbiamo sentito più volte pronunciare da un amico, un parente, un conoscente, la fatidica frase e, sorridendo, abbiamo stretto i denti sentendo quella vocina nella testa che diceva: ” ti conosco, è inutile che ci provi, tanto lo sappiamo tutt’e due che ci ricaschi”.
Per non parlare, poi, dei modi insopportabili che gli ex fumatori sembrano acquisire per statuto, una volta fatto il grande passo. Un ex fumatore è sempre pronto a dispensare consigli, aneddoti e ramanzine che crede possano aiutare a troncare quello che per il fumatore è ancora uno dei piaceri più rilassanti della vita. Bastano pochi secondi da ex fumatore che già si vedono i sintomi della mutazione genetica cui si è sottoposti una volta smesso. Fumare vicino all’ex fumatore è impensabile, guai ad accendere una sigaretta nel raggio di due chilometri. Ora, proprio perché “ex”, quella puzza (con cui ha affumicato sino a poco prima, centinaia di persone) non la riesce più a sopportare.
La cosa che più mi aveva affascinata in tutta la “questione smettere” era come le storie si assomigliassero l’una con l’altra. Su come, in un determinato momento della vita, fosse sopraggiunta quella magica forza che, sola, aveva permesso ai poveri fumatori di trovare il coraggio di buttare il pacchetto di sigarette rosse (il fumatore vero, quello accanito che riesce a smettere, non può dichiarare che fumava le “ultra light”, il racconto perderebbe la sua drammaticità e, di conseguenza, il suo impatto sul prossimo). Ciò non era ovviamente accaduto sollevando un coperchio di una banalissima pattumiera bensì, in un impeto animalesco, gettando le ex preferite dal finestrino/finestra/oblò/burrone/scogliera con tanto di gabbiani urlanti/moto-in-corsa-sotto-una-pioggia-battente (rievocando un po’ vagamente la locandina di “Le ali della libertà”).
Avvenimenti che, quasi come in ogni leggenda metropolitana che si rispetti (dove il racconto si diversifica solo nei particolari più insignificanti, in questo caso il luogo), non mutavano la traccia principale. Ho atteso quella magica forza che mi avrebbe risparmiato la fatica di farcela con la forza di volontà (ahimè tanto più difficile da elargire) a braccia aperte, quasi fosse la copia blasfema dell’Annunciazione. Niente.

Informazioni mendaci. Sono queste che spesso ci complicano, ancor più, la vita.
Ricordo che quando ci si presentava ad un esame, c’era, quasi immancabile, il tizio di turno che dichiarava la sua completa ignoranza nella materia. A fine colloquio, l’interrogato, ritenuto ignorante da tutti, sino a pochi minuti prima, tornava tra i banchi con un 30 e lode e si vantava di essere la persona più fortunata del mondo poiché il professore gli aveva sottoposto le “uniche tre domande di cui conosceva la risposta”. Solo a distanza di anni ho capito che il mio problema non era essere la persona più sfortunata della Nazione ma che avrei dovuto cominciare a studiare seriamente anche materie più semplici o fastidiose senza dare retta a eventuali millantatori.
Prometto che non mi piegherò, non farò mai parte del club “ho buttato il pacchetto dal finestrino” o “ora sono migliore e posso aiutare gli altri a smettere”. Non annoierò gli astanti tutti con i racconti del perché e percome sono riuscita. Lo hanno fatto con me ed è sempre solo servito ad innervosirmi (e tutt’al più ad accendermi un’altra sigaretta). Non tormenterò i miei amici contando loro le bionde e dicendo con quel tono saputello degno solo del secchione di cui sopra: “sei già alla terza prima del caffè, non ti sembra di esagerare?”
Mi limiterò ad essere la prova vivente che anche chi, come me, dissacratore arrogante, non avrebbe mai pensato di smettere perché dichiarava di non sentirne proprio il bisogno; chi fumava anche appena dopo colazione (qualsiasi ora fosse); chi non riusciva a fumare solo le sigarette che si gustava ma anche quelle che la disgustavano (con annessi sensi di mareggiata e nausea,) ha deciso di darci un taglio. Netto. Ed, in tutto ciò, mi riprenderò le mie ore al computer per scrivervi e, non da ultimo, cercherò di ritornarmi simpatica pur essendo una “noiosa ex”.

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