Un omaggio al proprio pubblico da parte di una storica compagnia teatrale celebre per i successi di “Pirandelliana”, una delle rassegne da sempre più apprezzate dell’Estate Romana. Il 19 e 20 dicembre infatti, nella splendida cripta della basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino, è stata presentata “Pirandello e Deledda, la notte della Vigilia”, componimento scritto da Marcello Amici, attore istrionico e fondatore de “La Bottega delle Maschere”.
Il messaggio che da sempre porta con sé la notte della Vigilia e i suoi significati si traducono in un appello di musica e parole agli uomini di ogni epoca. Una speranza di calore e pace, solidarietà e valori autentici che discende e si manifesta in un luogo appropriato e simbolico, l’antica cripta di una chiesa ricca di storia e bellezza, in uno degli angoli più suggestivi del centro storico di Roma. La voce degli attori, come novelli apostoli di poesia e arte, si diffonde e mira così ad arrivare al pubblico di tutte le latitudini, per rinnovare oggi come duemila anni fa la volontà di non soccombere alle tenebre e al gelo. Un inno al domani, ad un futuro in cui si riesca a ricomporre le lacerazioni che sanguinano sulla pelle del mondo, lasciando entrare in casa persino il glaciale vento d’inverno poiché anch’esso è alla ricerca di un po’ di tepore.
E così i ricordi della fanciullezza e le immagini di vita evocate nelle due novelle che formano l’opera, “Il Dono” di Grazia Deledda e “Il sogno di Natale” di Luigi Pirandello, quest’ultimo da sempre ispirazione per il lavoro di Marcello Amici, discendono tenaci e discreti, come la tenue luce diffusa dalle lampade della cripta, a ricordo di quelle storie che si rinnovano nel tempo rimanendo tuttavia sempre le stesse. Perché sempre uguali sono le ferite che i valori portati dalla notte della Vigilia sono chiamati a sanare. A legare quella storia con le nostre e quelle solitudini e povertà con quelle dei nostri giorni è infatti un foglio di carta che accompagna i volantini dello spettacolo sulle sedie per il pubblico: due righe che ricordano come proprio lì in quella chiesa tempio della cultura e della poesia, così come in molti luoghi analoghi del mondo, in altri momenti si assista i dimenticati con pasti caldi.
Perché questo non è cambiato negli ultimi duemila anni, dalla stalla di Betlemme alle strade della cosiddetta modernità. E per questo le parole di Natale di Pirandello e Deledda, delicatamente composte e recitate da Marcello Amici e dai bravi attori de La Bottega delle Maschere, non donano solo la serenità dell’arte ma anche un po’ di quell’idea di amore e speranza che la Vigilia prova a portare con sé. E quell’amore e quella speranza non sono solo simboli, mere testimonianze di presenza. Ma servono, a noi come individui e come comunità, per ricordarci che esiste un antidoto al buio e al freddo, ed è un fuoco da tenere acceso per illuminare e riscaldare la nostra anima e ciò che c’è attorno.
Buon Natale.