Dalle foto in bikini, passando per la tendenza pop di Matteo Renzi, fino ai sassi gettati e le mani nascoste del centrodestra: come lo “scandalo” diventa modello di comunicazione politica
di Adalgisa Marrocco È successo che una responsabile comunicazione si sia mostrata in “posa balneare” nell’intento – dice lei – di attirare l’attenzione sull’ignorata lista per cui presta servigi in occasione delle Europee 2014. La lista, lo sapete, è quella guidata da Alexis Tsipras, leader di Syriza, partito della sinistra radicale greca, e simbolo della lotta alle politiche europee di austerità. La posa, sapete anche questo, ha scatenato un vespaio di polemiche: tra censori che avrebbero voluto offuscare con un Photoshop ideologico le grazie della responsabile comunicazione e sostenitori della teoria “se mostri il sedere e sei di sinistra, riscatti la libertà femminile e lasci un segno indelebile nella storia della comunicazione politica”. Insomma, tutto nella norma. La Lista Tsipras è espressione della sinistra più a sinistra, quella che non si riconosce nel tiepido progressismo del centrosinistra e che ha fatto del suo ruolo un modo illuminato per ritagliarsi il privilegio della diversità. Quindi, chi voterebbe Tsipras, ma anche chi lo guarda con curiosità, si riconosce in un modello ben preciso e concorre a metterlo a punto con la propria condotta individuale. Ci troviamo di fronte ad una fetta di elettori (o potenziali elettori, o semplici osservatori) che adottano certe idee e certi linguaggi come elementi di differenziazione e che, di conseguenza, vengono stravolti da un gesto come quello della responsabile comunicazione de L’Altra Europa. Lo stravolgimento in questione può portare a due tipi di reazioni. In un cieco impeto di difesa della propria fazione politica e ideologica, si può esaltare il gesto accordandogli valore impensato. Oppure, da buoni salottieri modello La Grande Bellezza, si può rifuggire la comunicazione popular, accettando l’autoflagellazione propagandistica: i salottieri vogliono che la gente voti sinistra, ma con quella stessa gente vogliono evitare qualsiasi contatto empatico. In entrambi i casi, l’evidenza è una sola: la sinistra è ingabbiata da troppi anni in una nuvola di grigiore che non consente rinnovamento, una nuvola di grigiore che porta a parlarsi addosso e ad accalorarsi per questioni che non portano a nulla. Una chiusura atavica che, da troppi anni a questa parte, ha portato la sinistra a vincere poco e/o ad autoconvincersi di aver perso bene. Così lo “scandalo” diventa modello di comunicazione politica. Si tratti di una foto in bikini per smuovere gli animi della propria fazione e del mondo elettorale, o di un servizio fotografico che ritrae Matteo Renzi in pose da cantante pop, oppure di un centrodestra che sfrutta i propri eccessi per suscitare ammonimento da parte delle anime progressiste, lamentandosi poi di quanto la sinistra sia noiosa, moralista e snob. Ed è proprio questo il meccanismo che regola anche i talk-show. È questo il dibattito che ci meritiamo?