PROIETTI: MA L’INTESA DEL 23 LUGLIO E’ POSITIVA PER I LAVORATORI E PER IL PAESE

Il protocollo d'intesa tra governo e sindacati non riguarda solo la previdenza ma anche il mercato del lavoro, la competitività, la situazione delle donne e dei giovani. Prevede interventi di riequilibrio del sistema di welfare che non sono pensati per una generazione a scapito di un’altra ma per l’insieme dei cittadini, contiene un meccanismo di solidarietà e garanzia che porta il tasso di sostituzione delle pensioni future ad un livello non inferiore al 60%, potenzia il sistema di indicizzazione delle pensioni, stabilisce la totalizzazione dei contributi accesi in più casse e il riscatto dei periodi di laurea, detassa per 150 milioni di euro gli aumenti contrattuali legati ai premi di risultato (obiettivo, quest'ultimo, portato avanti da sola con grande tenacia dalla Uil). E' un accordo che guarda al futuro del Paese, dei suoi cittadini e, soprattutto, dei giovani.
Intervento di Domenico Proietti, Segretario confederale della Uil

L’interessante analisi svolta da Fernando Di Nicola sull’accordo tra Governo e Sindacati dello scorso 23 luglio merita una riflessione ed un commento. La UIL giudica positivamente il Protocollo d’intesa tra Governo e parti sociali del 23 luglio. Innanzitutto perché esso è frutto di un confronto lungo, complesso e, a tratti, anche duro, che ripristina il metodo della  concertazione e che può dare risultati positivi per il Paese. Ma soprattutto perché il Protocollo introduce importanti innovazioni su temi rilevanti che vanno esattamente nella direzione delle proposte avanzate dalla UIL in questi ultimi anni.

Un accordo complesso, che va in direzione della crescita
Il Protocollo, infatti, interviene su aspetti determinanti come quelli legati alla previdenza, agli ammortizzatori sociali, al mercato del lavoro, alla competitività, ai giovani e alle donne.
È un accordo quindi complesso che mira alla crescita duratura e stabile del sistema Paese, una crescita economica ma anche e soprattutto sociale. Crescita, infatti, significa per noi un’estensione dei diritti e delle tutele per tutti, soprattutto per coloro che sono in un mercato del lavoro in continuo mutamento e in una società sempre più fluida.
Lo sforzo del Governo e del sindacato è stato quello di affrontare in maniera organica i temi in questione, evitando di intervenire per compartimenti stagni su settori invece profondamente correlati tra loro.

Il nuovo “scalone”, la soluzione che ci piace meno. Ma è sempre meglio della Maroni
Diciamo subito che la soluzione trovata per superare lo scalone – e che Di Nicola  nel suo articolo definisce sostanzialmente un “nuovo scalone” –  è la cosa che ci piace di meno. Rimaniamo infatti fermamente convinti che una soluzione incentrata sugli incentivi a rimanere al lavoro e sulla libertà di scelta lasciata al singolo lavoratore, sarebbe stata la strada migliore da seguire per innalzare ulteriormente un’età media di pensionamento che già oggi si attesta comunque sui parametri dei principali paesi europei.
Pur con questa convinzione, però, la soluzione individuata nel Protocollo appare più equa e più graduale della legge Maroni ed esenta, cosa per noi fondamentale, dagli effetti dell’innalzamento dell’età una platea di lavoratori che svolgono mansioni particolarmente usuranti. Tale platea, tra l’altro, grazie all’azione determinante della UIL, è stata ulteriormente ampliata rispetto al precedente decreto Salvi del 1999 e comprende circa 1 milione e 400 mila lavoratori che potranno anticipare il pensionamento di 3 anni rispetto all’età legale.

Ma non vi sono conflitti generazionali
Definendo un Protocollo che va dalla rivalutazione delle pensioni in essere al sostegno dei diritti previdenziali dei giovani, dagli interventi sull’età di pensionamento d’anzianità a quelli a sostegno delle nuove generazioni e delle donne, abbiamo dimostrato che il sindacato è al riparo da ogni astrusa contrapposizione generazionale artatamente agitata in queste settimane.
Gli interventi di riequilibrio del sistema di welfare, contenuti nell’intesa, non sono pensati per una generazione a scapito di un’altra ma per l’insieme dei cittadini.
Nell’accordo, infatti, è presente un rilevante intervento di rivalutazione delle pensioni basse che riguarderà circa 3,4 milioni di pensionati, con aumenti significativi dal 2008 e un intervento previsto già per il 2007 per un importo medio di circa 324 euro. Un risultato conseguito anche grazie all’impegno delle categorie dei pensionati ed, in particolare, della UILP.
Importante è il fatto che tali aumenti siano stati legati agli anni di contribuzione, che per la determinazione dei diritti d’accesso alle maggiorazioni sia stato preso in considerazione il reddito individuale e che le stesse maggiorazioni siano state riconosciute come neutre ai fini fiscali.
È questo un intervento che va verso una redistribuzione efficace ed equa delle risorse disponibili nel Paese.
Un provvedimento inserito in una visione più generale che dovrà progressivamente portare ad un aumento di tutte le pensioni in essere, pensioni che negli ultimi anni hanno scontato un’importante erosione del loro potere d’acquisto.
Oltre alle maggiorazioni illustrate, l’accordo prevede anche il potenziamento del sistema di indicizzazione delle pensioni previdenziali. Le pensioni nella fascia da tre e fino a cinque volte il minimo saranno così indicizzate al 100% invece che all’attuale 90%, garantendo così i pensionati e i loro trattamenti dalle oscillazioni dell’inflazione.

Sono tutelati i giovani
Nel Protocollo, tra l’altro, viene individuata tutta una serie di importanti misure a favore delle nuove generazioni, misure forse poco valorizzate da Di Nicola nel suo articolo e che dimostrano quanto fossero infondate le accuse rivolte al sindacato di non pensare al futuro delle nuove generazioni.
In particolare è significativo e determinante, soprattutto per i giovani, il rinvio della revisione dei coefficienti di trasformazione al 2010, quando una Commissione appositamente istituita e la cui composizione prevede la presenza delle parti sociali, avrà avanzato una proposta di diverso intervento sui coefficienti rispetto a quella sino ad oggi presentata dal Nucleo di valutazione della spesa previdenziale.
L’applicazione della revisione proposta dal Nucleo avrebbe infatti rischiato di abbattere le prestazioni pensionistiche future, portandole sotto la soglia del 50% della retribuzione.
La Commissione che è stata istituita avrà proprio il compito di rivedere le ipotesi macroeconomiche alla base del calcolo dei coefficienti, valutando in maniera più efficace e realistica l’incremento del PIL, l’andamento demografico e le aspettative di vita.
Il Protocollo prevede un meccanismo di solidarietà e garanzia che porta il tasso di sostituzione delle pensioni future, al netto della fiscalità,  ad un livello non inferiore al 60%.
Questa è una conquista importante che serve a garantire ai giovani, insieme alla previdenza complementare, un futuro pensionistico migliore.
Nella stessa direzione vanno anche i provvedimenti volti a facilitare la totalizzazione dei contributi accesi in più casse di previdenza e il riscatto dei periodi di laurea. Interventi fortemente richiesti dal sindacato e che mirano ad un rafforzamento dei livelli contributivi dei giovani e, dunque, delle loro future prestazioni pensionistiche.
Per questo sembrano quantomeno ingenerose le critiche lanciate nel suo articolo da Di Nicola e che parlano di “una promessa mancata” verso i giovani. Sono sicuro, infatti, che questo sia invece un passo determinante verso quella completa attuazione della Dini che proprio lo stesso Di Nicola chiede e verso, quindi, la piena valorizzazione di ogni singolo contributo versato in regime contributivo.

Sono detassati i premi di risultato, grande successo della Uil
Di grande rilievo è poi  l’impegno, contenuto nel Protocollo, di detassare dalla prossima finanziaria, per 150 milioni di euro, gli aumenti contrattuali legati ai premi di risultato.
È questo un risultato politico decisivo perché riconosce la fondatezza della battaglia che la UIL ha portato avanti da sola, ma con determinazione, in questi ultimi anni. E rappresenta l’inizio di un percorso che rafforza in modo significativo il livello dei salari dei lavoratori dipendenti portando loro un beneficio concreto e tangibile.
Nel complesso è un accordo che guarda al futuro del Paese, dei suoi cittadini e, soprattutto, dei giovani.
Un accordo che rappresenta il primo passo importante per una nuova politica dei redditi che sappia coniugare crescita, equità e rigore.

E adesso vogliamo ridurre le tasse sul lavoro

Un’intesa che andrà sviluppata in vista del confronto per la definizione della prossima legge Finanziaria, che dovrà prevedere, a parere della UIL, una significativa diminuzione del carico fiscale per i lavoratori dipendenti.
Inizia adesso un momento importante nel nostro rapporto con tutti i lavoratori.
La UIL ha sempre sostenuto l’opportunità di sottoporre al giudizio dei lavoratori l’insieme del Protocollo d’intesa, attraverso una consultazione vincolante. Un’opportunità per rinnovare e rafforzare il nostro legame con tutto il mondo del lavoro.
Noi siamo convinti della positività dell’accordo che abbiamo siglato e affronteremo questo confronto di merito con i lavoratori con la convinzione di aver fatto ancora una volta gli interessi delle persone che rappresentiamo nel rispetto degli interessi generali del Paese.

 

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