(21 luglio 2012) di enzorusso2020
L’Eurogruppo trova l’accordo all’unanimità su alcuni particolari del piano per salvare le banche spagnole e le borse europee crollano. Lo spread spagnolo supera i 600 pb, quello italiano sfiora i 500 e tutti si disperano. In particolare in Italia, si dice ai massimi livelli, i fondamentali sono a posto ma i mercati non riconoscono gli sforzi fatti. Sono affermazioni risibili perché i veri fondamentali sono quelli dell’economia reale. Non sono i conti pubblici. Sono gli andamenti dei consumi, degli investimenti e del PIL. E questi mostrano andamenti negativi. Paghiamo più tasse e il PIL diminuisce. I tassi di interessi che paghiamo per rifinanziare l’operatore pubblico sono alti ed insostenibili al di sopra del 6% a fronte della crescita negativa e questo pone un serio problema di sostenibilità del debito pubblico. E se non riprendiamo a crescere prima o poi gli investitori ci tolgono la fiducia o chiederanno rendimenti sempre più alti, come gli usurai. C’è un uso non appropriato del termine “fondamentali” analogamente a quanto avviene con le c.d. riforme strutturali che di strutturale hanno ben poco. Mi riferisco alle tipologie di contratti di lavoro, alle liberalizzazioni non di rado confuse con le privatizzazioni, al Patto di bilancio (fiscali compact) approvato il 19 u.s. che assume di rimediare alla mancanza di politica economica al centro e alle difficoltà di coordinamento di quelle nazionali non sempre coordinabili con una politica monetaria centralizzata. Ci sarà pure il contagio ma a nessuno – e specialmente al governo – dovrebbe sfuggire che il sistema Italia è malato di suo. La bassa produttività totale dei fattori c’è da 20 anni. La stagnazione dell’economia (crescita inferiore allo 0,50%) c’è da oltre 10 anni. È infantile cercare capri espiatori esterni: il contagio, il complotto delle società di rating, l’Europa che non decide, gli gnomi di Zurigo, ecc.. Fino a prova contraria, secondo il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea lascia la politica economica e finanziaria alla responsabilità dei Paesi membri. E i margini erano ampi prima del Patto di bilancio e restano considerevoli anche dopo. Dobbiamo leggere invece certi commenti secondo cui l’antispread proposto dal nostro Presidente del Consiglio sarebbe un meccanismo teoricamente perfetto se solo fosse automatico ed avesse la licenza bancaria. È una boiata per dirla con il Presidente Squinzi. Ed è una contraddizione in termini per chi crede nell’efficienza dei mercati. In un mercato efficiente avviene che le imprese inefficienti soccombono e quelle efficienti prevalgono. Ma quelli della moneta e della finanza non sono mercati come quelli delle calzature o delle materie prime. Sono mercati ben diversi e il prof. Monti lo sa benissimo. Le monete sono create dalle banche centrali e il credito dalle banche commerciali. Poi ci sono le banche d’affari, di investimento, i fondi sovrani, gli hedge funds, ecc.. Sono mercati variamente regolati e le regolazioni possono essere fatte male o variamente implementate. Comunque le varie politiche monetarie hanno effetti collaterali. Le banche commerciali che operano in economie in fase recessiva hanno sofferenze crescenti per i crediti che non rientrano e perdite sulle loro attività speculative. Le grandi banche operano ormai a livello planetario cercando di compensare perdite e profitti. Le politiche monetarie accomodanti come quelle che in varia misura stanno implementando la FED e la BCE per spingere la ripresa e non far fallire la banche più grosse consentono alle banche d’affari, agli hedge fund e agli speculatori risorse a buon mercato. L’effetto collaterale è la ricerca spasmodica di rendimenti elevati anche nel mercato dei titoli dei debiti c.d. sovrani. E se le banche sono imprese come le altre, la ricerca del profitto è legittima. Più basso è il costo del denaro per le banche più si alimenta la speculazione. E vengo alla funzione antispread che dovrebbe svolgere il MES o salva Stati. Sono previste risorse assolutamente inadeguate ma anche se avesse la licenza bancaria illimitata difficilmente potrebbe mobilitarne a sufficienza per contrastare la finanza privata. Allora la vera risposta è quella di curare il sistema economico malato, di adottare politiche in grado di determinare una crescita sostenuta. È questa la vera condizione per la sostenibilità del debito pubblico. Per fare questo non basta la politica monetaria accomodante della BCE che non riesce neanche a ridurre il credit crunch. Serve una politica economica diversa. Se i consumi e gli investimenti calano non servono l’austerità né i tagli più o meno lineari della spesa pubblica. Alcuni si preoccupano del dopo Monti senza l’Agenda Monti. Ma questa è quella della troika (FMI, BCE e Commissione UE). Berlusconi e Monti hanno fatto i compiti dettati dalla Troika. Monti ha fatto di tutto per raggiungere il pareggio di bilancio e non lo raggiungerà. La Troika, sfogliando il carciofo e non senza ipocrisia, evoca un piano per la crescita ma finora il Presidente Van Rompuy ha parlato solo di riprogrammare i fondi già previsti 6 anni fa come se la crescita fosse una manna dal cielo. L’Eurogruppo all’unanimità ha precisato alcuni aspetti tecnici del piano per salvare le banche spagnole ma nel comunicato finale sull’operatività si leggono 14 verbi al futuro. D’altra parte è noto che la Germania non approverà niente se non c’è il preliminare parere della Corte costituzionale tedesca previsto per metà settembre. Ci si meraviglia delle reazione delle borse di venerdì scorso? Le borse e le società di rating leggono questo ed altro.
di Enzo Russo