Fino al 5 novembre al Teatro Eliseo con Massimo Dapporto, regia Fabrizio Coniglio
Così l’opera di Vincenzo Cerami arriva sul palcoscenico: la prima dello scorso 17 ottobre al Teatro Eliseo ha segnato un momento di commozione, ricordo e dolorosa condivisione per una storia che ancora vive drammaticamente in questa nostra Italia. Un borghese piccolo piccolo, portato al successo nel ‘77 dall’eccellente regia di un maestro come Mario Monicelli e la superba interpretazione di Alberto Sordi, supera la soglia dello schermo e arriva dirompente in tutto il suo frustrante candore in teatro.
Massimo Dapporto è Giovanni Vivaldi, tenero e dolcissimo nella necessaria voglia di rivalsa e rivendicazione; lui, un uomo entrato a lavorare al Ministero e ormai vicino alla pensione, pronto a tutto, pronto a mettere da parte la propria dignità per l’amore del figlio Mario, ben interpretato dal giovane Matteo Francomano, è lo stesso uomo capace di trasformarsi nel più folle e disperato degli assassini. Al suo fianco un’incredibile Susanna Marcomeni, perfetta nei panni di questa moglie divisa tra la preghiera e la superstizione.
E poi c’è lui, Roberto D’Alessandro nel ruolo del capo ufficio, immagine orrorifica dell’impiegato un po’ fantozziano che tutti conosciamo, con la sua scrivania piena di scartoffie e le innumerevoli pratiche da lavorare, cui risponde l’unto salame da addentare in ogni istante e l’irreprensibile attività di caccia alla forfora… In scena anche Federico Rubino nei panni del criminale. E poi c’è la musica, altra grande protagonista della pièce a firma di Nicola Piovani, incalzante e intensa, ricolma di suggestioni.
Un borghese piccolo piccolo versione teatrale per la regia di Fabrizio Coniglio è l’immagine violenta e drammatica di tutto quello che siamo: un po’ il popolo della famiglia e del calore, ma anche quello dei sotterfugi e della perenne ricerca della via più breve di fronte alla quale non spaventa neppure spogliarsi delle proprie convinzioni e mercenariamente accettarne altre.
Siamo tutti corruttibili in fondo e anche quell’uomo che si è fatto da solo, una volta accresciuta la propria posizione sociale, divenuto anche lui un borghese non ha potuto che cedere, per amore, al succulento piatto della scorciatoia. In un vortice di accanimento, spinto dalla speranza di poter “sistemare” il proprio figlio, Giovanni è però travolto dall’ineluttabilità del destino, l’unico che davvero detta le regole e senza avvisi di sorta.
Una storia bellissima, appassionante e durissima, resa davvero molto bene da un gruppo di attori tutti assolutamente credibili e da un capo fila come Massimo Dapporto capace di emozionare per l’immagine soffice e insieme torva che dà di quest’uomo, Giovanni, un uomo qualunque, un uomo come noi.