di Marco Bombagi
Apoteosi e maledizione per un intero popolo di tifosi. Una cavalcata che portò gli allora campioni d’Italia della Roma a giocarsi la finale che vale una vita, per sollevare al cielo la coppa dalle grandi orecchie
Era il 30 maggio del 1984 e il destino volle che proprio la Città Eterna ospitasse Roma-Liverpool, epilogo del torneo più importante per club calcistici europei, un match che segnò per sempre intere esistenze sportive.
Oggi, 32 anni dopo, la partita per eccellenza per ogni tifoso romanista che si rispetti si rigioca a teatro, al Belli di Trastevere dal 12 al 17 gennaio, sotto forma di racconto autobiografico, “Roma-Liverpool 1 – 1”, appunto. Il bravissimo Paolo Triestino, che interpreta il testo di Giuseppe Manfridi, incarna i ricordi dell’autore in quei giorni di pathos assoluto, vissuti in una città completamente avvolta in un mortale abbraccio di emozioni estreme e contrastanti, dall’estasi al terrore.
L’attore riesce, alternando l’ironia tipicamente capitolina alla struggente malinconia del ricordo, a trascinare con sé lo spettatore nel vortice di una fede non necessariamente condivisa. Per un’ora e un quarto circa Triestino compie il miracolo di far sentire tutti, almeno un po’, romanisti. E in un Paese dove il calcio viene vissuto in maniera totalizzante e radicale, con confini ben precisi e invalicabili rappresentati dallo stemma e dai colori sociali della squadra del cuore, tale conquista è magia.
Così, grazie al coinvolgente stile di Triestino, riappare lo stadio Olimpico nella sua versione più arcaica ed epica, non ancora coperto e grigio di cemento ma bianco dei marmi che lo resero celebre e battuto dalle intemperie, traboccante di passione e sofferenza. Riappare la sagoma di Agostino Di Bartolomei, capitano totem che diversi anni dopo quella serata infausta, divorato da demoni più difficili dal calciare via di un pallone, decise di andarsene nel silenzio di un mondo che lo aveva indegnamente abbandonato.
Rivivono le persone comuni, dai misteriosi signori Carletti e Catenella chiamati dallo speaker dello stadio per motivi che risultano surreali rispetto allo spettacolo che si svolge in campo, fino a Betty, il primo amore del narratore. Ovvero un’intellettuale milanese che non può capire il valore quasi spirituale di una partita del genere e che rifiuta, perciò, l’invito a venire nella Capitale per la finale fattole dal protagonista del racconto, con un meraviglioso “sarà per la prossima volta”. Senza dimenticare la leggendaria voce del telecronista Bruno Pizzul, autentica icona.
Lo spettacolo “Roma-Liverpool 1-1” riesce a rievocare un momento forse irripetibile non solo per una squadra, ma per tutti coloro che vissero quelle straordinarie emozioni che ora, grazie a Paolo Triestino, anche chi non era sugli spalti dell’Olimpico la sera del 30 maggio 1984 può provare.