Nel post-elezioni tiriamo le somme. Calo del consenso per i principali partiti europei e ascesa dei movimenti no-euro, populisti ed estremisti: rischiamo di diventare il continente delle Repubbliche di Weimar?
di Adalgisa Marrocco
Ormai nel pieno della fase post-elezioni, tiriamo le somme: che volto avrà la nuova Europa?
In Italia, il trofeo è spettato al Partito Democratico che, con il suo 40,82% dei voti, conterà ben 31 deputati europei sui 73 totali spettanti al nostro Paese. Le altre poltrone saranno occupate da 17 esponenti del M5S, 13 forzisti, 5 leghisti, 3 rappresentanti de L’altra Europa con Tsipras e 3 anche per il duo NCD-UDC. Quelli italiani sono dati conosciutissimi, declinati e declamati da giornali e mass-media ormai da settimane, andiamo quindi ad analizzare lo stato di vincitori e vinti nel resto del Continente.
Il dato generale ha decretato la vittoria del conservatore Partito Popolare Europeo (PPE) sul Partito Socialista Europeo (PSE), pur registrando un calo di consensi rispetto alla tornata elettorale europea del 2009. Se cinque anni fa il PPE si vantava di aver conquistato ben 274 seggi su 751 totali, oggi registra una perdita di ben 61 poltrone. La causa dell’indebolimento dei consensi è da imputarsi principalmente alle politiche di austerity applicate dai partiti europei negli ultimi anni e, in particolare, proprio dalla maggioranza costituita dai conservatori.
In ascesa, in ogni angolo d’Europa, troviamo i partiti no-euro e i movimenti populisti: Alba Dorata in Grecia, il Fronte Nazionale della Le Pen in Francia, Ukip di Farage in Gran Bretagna, il neonazista NPD in Germania, gli Indignados in Spagna, senza dimenticare gli italiani M5S e Lega Nord. Il rischio di diventare un continente formato da tante piccole Repubbliche di Weimar è grande e non bisogna banalizzarlo.
Per quanto riguarda il nostro Paese, la sola ombra dell’alleanza Grillo-Farage dovrebbe bastare a far tremare i polsi a più di qualcuno. Pensate a cosa accadrebbe in Italia nel momento in cui il sodalizio M5S-Ukip dovesse essere ufficializzato: nel movimento pentastellato confluirebbero i voti di tutte quelle forze minoritarie di estrema destra (ad esempio, Casa Pound e Forza Nuova) che, nel contesto politico interno, vagano alla ricerca di qualcuno che possa rappresentarli. Poco importa se Grillo siglerà un’alleanza su determinati punti e non sull’intero programma. Non tutti badano al dettaglio, soprattutto quando si tratta di un elettorato stile “sturm und drang”.
Grazie a questa alleanza, Farage e Grillo arriverebbero a contare già 41 deputati europei, ma al politico inglese questi numeri sembrerebbero non bastare. Gli altri seggi alleati potrebbero appartenere al partito conservatore e nazionalista lituano (Ordine e giustizia), al Partito dei Liberi Cittadini della Repubblica Ceca, al partito nazionalista di estrema destra svedese, ad Alternativa per la Germania e al polacco Congresso della Nuova Destra .
Per ora, si tratta solo di una coalizione ipotetica, ma abbastanza inquietante da far temere una deriva estremista in quel di Bruxelles.