Spending review, alla ricerca del centesimo perduto

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Tagliare, tagliare, tagliare. E’ questa ormai la parola d’ordine. A svariati anni dall’inizio della crisi, ancora molti sono gli spazi da individuare per cercare di ridurre quella faraonica spesa pubblica che caratterizza lo Stato italiano. E il Governo di Matteo Renzi, al di là delle preferenze politiche, sembra continuare su questa linea. Forse con un atteggiamento più duro, ma solo il tempo potrà dire se si tratta solo di annunci-spot o di reali interventi. A cominciare dai famosi 80 euro di bonus in busta paga che il Presidente del Consiglio da maggio ha concesso ai lavoratori. Tralasciando il nodo degli incapienti, che ancora rimangono fuori dal provvedimento, è ancora da vedere se si tratta solo di una misura una tantum oppure no. Infatti in qualche modo per il 2014 si sono trovate le coperture, ma per il 2015 sono ancora da scovare 10 miliardi di euro per garantirne l’attuabilità.

Per il momento i tagli individuati sono quelli classici e ormai risaputi: dalla riorganizzazione degli enti locali e delle relative società partecipate (filone in cui spicca la tanto annunciata “abolizione” delle province), al tetto di 240mila euro per i manager pubblici, fino ai famigerati F35. Certo, il risultato di alcuni provvedimenti lascia perplessi e fa sorgere il dubbio se sia un’altra presa in giro. Come ad esempio la vendita delle auto blu, avviata su Ebay il 26 marzo scorso. Le prime aste si sono già concluse e fino al 17 aprile ne erano state vendute 52, permettendo al Governo di recuperare 371.400 euro. Facendo un semplice e veloce calcolo, si tratta di 7.142 euro a macchina. I dati, al di là dell’annuncio in pompa magna, si commentano da soli: una goccia nell’oceano degli sperperi di denaro pubblico. Certo, come si suol dire è sempre meglio di niente, ma è lecito chiedersi quando davvero verrà fatto qualcosa che abbia un reale peso.

In questo contesto in cui si è – giustamente – alla spasmodica ricerca del risparmio, spuntano fuori le proposte più impensabili che permettano di recuperare anche pochi (si fa per dire) spiccioli. E dato che il periodo di austerity non ha colpito solo l’Italia ma tutto il mondo, le idee per delle misure anti-spreco provengono anche da oltreoceano. Grande eco ha avuto ad esempio la ricerca condotta da uno studente americano di appena 14 anni. Con qualche calcolo il ragazzo è riuscito a scoprire che cambiando semplicemente carattere alle stampe dei documenti il Governo statunitense potrebbe risparmiare 400 milioni di dollari all’anno. Una cifra mastodontica se si pensa alla difficoltà pressoché nulla richiesta per mettere in atto il risparmio. Passare dallo standard del Times New Roman al Garamond, riducendo lo spreco di inchiostro e di carta grazie a un carattere più sottile. Praticamente una misura a impatto zero sulle abitudini.

Forse molto meno facile da applicare ma sicuramente innovativa è invece la proposta di alcuni parlamentari di togliere dalla circolazione i cosiddetti “ramini”, le monetine da uno, due e cinque centesimi. Già, perché a sorpresa si scopre che il loro costo di produzione è superiore al loro valore nominale. Per fare un centesimo lo Stato spende 4,5 centesimi di euro e realizzare la monetina da due centesimi ne costa 5,2. Soltanto i cinque centesimi riescono a raggiungere il pareggio, con un costo di 5,7 centesimi per ogni singola monetina. “Il problema non è solo il costo di produzione” ha spiegato Sergio Boccadutri, deputato di Sel che ha presentato una mozione alla Camera per sospendere il conio delle monetine. I “ramini” infatti, non circolano e ogni anno il 70% si perde, costringendo la Zecca a nuove produzioni.

Un’idea che ha quantomeno il merito di essere originale. E, fatto non trascurabile, probabilmente riscontrerebbe il favore dei cittadini. A quasi tutti, infatti, sarà capitato di lamentarsi della loro inutilità e del loro ingombro nei portafogli. Senza dimenticare i resti da incubo in cui ogni tanto si incappa nei negozi o al bar. Una proposta che di sicuro ha buon senso (economico) e che potrebbe riscontrare una certa popolarità. Certo, tutto questo sarebbe possibile a patto che i commercianti non mettano in atto arrotondamenti selvaggi. Indimenticabili furono ad esempio quelli a cui si assistette nel passaggio dalla Lira all’Euro. Si sa, la tentazione fa l’uomo ladro. Eppure ridurre le spese dello Stato eliminando la produzione delle monetine bisogna ammettere che ha un certo fascino. Si spera solo che non sia fatale.

 

Antonino Marsala

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