In libreria il volume di Matteo Persica Anna Magnani. Biografia di una donna
“Non so proprio che cosa potrà raccontare di nuovo su di me, diceva Anna Magnani ad un giornalista che la voleva intervistare. La stessa domanda me l’hanno posta in molti e me la sono posta io stesso quando iniziai le ricerche per realizzare questo volume.” A parlare è Matteo Persica, esperto di cinema e di teatro, che da ben otto anni dedica la sua carriera professionale allo studio della grande attrice romana. Il risultato esce in questi giorni in libreria: Anna Magnani. Biografia di una donna (Odoya ed.). L’occasione per ripercorrere (o scoprire, soprattutto per i più giovani) una delle figure più importanti del nostro cinema.
Da cosa nasce la tua passione per Anna Magnani?
Era il 17 ottobre 2007, una fredda e grigia mattina autunnale romana, mentre mi trovavo a passeggiare per le vie del centro storico domandandomi: “Cosa ne devo fare della mia vita?”. Preso da questa “crisi”, entrai per la prima volta nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva. Affascinato dal soffitto stellato, dalle statue, dalle opere custodite all’interno di quel luogo sacro lentamente sentii la mente rilassarsi. Come se una risposta alla mia domanda mi fosse stata inconsapevolmente infusa. Pochi giorni dopo, parlando con un amico che mi sapeva studioso della materia, mi suggerì di organizzare un evento per il centenario della nascita di Anna Magnani. Un nome a me familiare, anche se non avevo mai approfondito. Così, cercai di contattare telefonicamente Luca Magnani, il figlio, che mi fissò subito un appuntamento presso il suo ufficio. Da quel momento ho iniziato a svolgere accurate ricerche e a disturbare chi lavorò con lei o chi la conobbe. Un lavoraccio che mi diede la possibilità di scoprire che nella basilica vi erano stati svolti il battesimo, la comunione ed i funerali dell’attrice. Preso dal romanticismo e dal presupposto che c’è sempre una ragione in ciò che ci accade, decisi di girare un documentario di tre ore e di scrivere un libro. Otto anni fa nessuno mi dava credito, tutti mi ridevano alle spalle considerandomi un folle a voler mantener viva la memoria di una donna così importante. Ora mi accorgo che ho investito otto anni della mia vita senza sapere se qualcuno avrebbe pubblicato il libro, mi accorgo che è stata una vera e propria sfida con me stesso. Non mi interessa se venderà o meno. Questa è la mia più grande soddisfazione: essermi creato una possibilità da solo ed essere arrivato al mio obiettivo partendo da zero.
Nella formazione di una delle più grandi attrici italiane, ha pesato maggiormente il talento o lo studio?
Lei si formò alla Regia scuola di recitazione “Eleonora Duse”, dal 1926 al 1927, ma per sua stessa ammissione era la più “somara” del suo corso. Più che dalla scuola trasse grande insegnamento dalla sua viva esperienza sul palcoscenico. Fondamentali le prima recite al fianco di artisti affermati: Vera Vergani, Luigi Cimara, Antonio Gandusio. Questa fu la sua prima vera scuola di recitazione. Al contrario di quello che si può credere, la Magnani non era affatto tutto istinto, ma studiava approfonditamente la sua parte, ogni minimo dettaglio delle sceneggiature e la validità dei suoi compagni di lavoro, fossero attori o maestranze. Poi sfatiamo una volta per tutte la storia che non tenesse al suo aspetto! Lei era una persona molto curata, elegante che si preoccupava di come sarebbe apparsa sul grande schermo. Non a caso era gelosissima dei suoi più stretti collaboratori: il truccatore Alberto De Rossi ed il direttore della fotografia Leonida Barboni che studiò un metodo speciale di illuminazione del suo volto.
Chi, tra De Sica, Rossellini e Visconti, è riuscito a valorizzarla maggiormente?
Vittorio De Sica le diede la possibilità di farsi valere in un ruolo ironico nel film Teresa Venerdì; Roberto Rossellini deve il successo mondiale di Roma Città Aperta alla corsa iconica della Magnani; Visconti realizzò con lei uno dei lungometraggi più riusciti sia per quanto concerne il regista che l’attrice: Bellissima. Visto che la Magnani contribuiva notevolmente ai film che interpretava con le sue invenzioni, possiamo dire che tutti e tre più che valorizzarla hanno avuto benefici nell’essere valorizzati.
Come mai la collaborazione con Pier Paolo Pasolini lasciò entrambi insoddisfatti?
Perché Pasolini non aveva esperienza con attori di mestiere. Nel suo primo film, Accattone, aveva quello che sarebbe divenuto un grande attore, Franco Citti, ma che era all’esordio. Pasolini l’avrebbe voluta dirigere come un robot, mentre lei avrebbe meritato più libertà. Mamma Roma resta un film culto, se si fossero incontrati più tardi sarebbe divenuto qualcosa di più.
Qual è, a tuo avviso, la sua più grande interpretazione?
Non sono nessuno per attribuire un valore maggiore ad una sua interpretazione. Senza voler mitizzare, ma la Magnani è la Magnani. Posso soltanto dire che a mio gusto, personalissimo, ritengo quelle in Bellissima e L’Amore tra le più riuscite. Non a caso lo erano anche per la stessa attrice.
C’è un suo film sottovalutato, e che secondo te va riscoperto?
Uno di quelli che realizzò per la RAI, alla fine della sua carriera: L’automobile, diretto da Alfredo Giannetti. Sempre secondo il mio gusto è un film delizioso, che lascia molta libertà all’attrice e che racconta un’Italia ed una generazione senza valori. Sembra girato ai giorni nostri, è molto attuale.
È giusto dire che non può avere eredi?
Trovo scorretto trovare eredi degli unicum! Per quale motivo un attore, oggi, dovrebbe ricalcare i passi di un altro attore che ha avuto successo per la sua originalità? Forse quell’attore o quell’attrice che si vuole avvicinare al successo mondiale dovrebbe prima di tutto trovare la propria originalità. So perfettamente che è una gran faticaccia, ma è proprio questo il messaggio che ci hanno lasciato i così detti “pezzi unici”: attraverso la fatica ed un approfondito studio di sé stessi si può creare un nuovo “tipo”. Come dicevo è una faticaccia, non so se ci sarà qualcuno in grado di raccogliere questa eredità, che è molto più complicata del semplice scimmiottare.
Simone Luciani