Dipinti di giovani artisti ci parlano del fascino che ha sempre suscitato la bellezza dell’Italia in tutti gli amanti della cultura. Nella sala Zanardelli del Vittoriano fino al 2 maggio il Polo Museale del Lazio organizza la mostra “Haec est civitas mea”, dove vengono esposti i lavori provenienti dall’Accademia di pittura, scultura e architettura “I.S. Glazunov” di Mosca che celebra così i propri 30 anni di vita.
Questa è la mia città. La traduzione dal latino di Haec est civitas mea, il titolo della mostra che si svolge fino al 2 maggio nella sala Zanardelli del Vittoriano, più che il nome di un’iniziativa culturale è una rivendicazione del legame storico tra gli artisti di tutto il mondo e l’Italia, in particolare Roma. Nel caso specifico si parla di Russia e delle opere dei giovani artisti dell’accademia “I.S. Glazunov” di Mosca, che celebra in questo modo il proprio trentesimo compleanno. Un connubio consolidatosi nel corso dei secoli.
Nel XIX secolo infatti i migliori diplomati dell’accademia imperiale di belle arti venivano mandati in Italia a studiare e creare. Un vero luogo di pellegrinaggio per gli artisti venuti dall’est che iniziarono a raccontare, proseguendo ancora oggi, le pagine della propria storia nazionale attraverso il linguaggio eterno della classicità. Un’anima comune che ha avvicinato due tradizioni culturali geograficamente lontane.
Paesaggi e uomini, grandi personaggi e umili figure raccontano dalle tele di quell’immensa e complessa Nazione. I visitatori di Haec est civitas mea possono gustare un’intera serie di quadri eseguiti a coronamento di un percorso didattico d’alto livello, svolto da ognuno dei giovani autori all’interno di una delle istituzioni culturali più rinomate del Paese. Emblema di quella scuola d’arte figurativa russa plasmata anche dall’influsso dell’anima culturale italiana.
“Sono sempre stato molto innamorato dell’Italia e dei suoi grandi artisti. Oggi nel secolo XXI il nostro compito è preservare e trasmettere ai giovani il retaggio della grande scuola europea di pittura. E io sono molto felice che i miei allievi si mettano a servizio di quest’ideale”. La frase di Il’ja Glazunov, fondatore dell’accademia da cui provengono le opere, accoglie all’ingresso della mostra e dà il senso di quest’iniziativa.
Una comune civiltà artistica espone la propria magia creatrice e la capacità di dialogo che genti diverse dimostrano di saper coltivare in nome della cultura. Anche una mostra, in quest’ottica, può essere promotrice di pace in tempi difficili come questi.