Un decennio in cui si vide certamente “un’enorme quantità e qualità di violenza, che non va rimossa”. Ma anche un periodo storico contraddistinto da grandi pulsioni artistiche e culturali, “riforme e modernità” come raramente si videro in Italia prima e dopo. Ricordi personali e storia collettiva. Venerdì 26 maggio si è tenuta la presentazione del libro “Generazione Settanta, Storia del decennio più lungo del secolo breve 1966- 1982” di Miguel Gotor. Fortemente simbolico il luogo dell’evento, ovvero quel Piper Club simbolo musicale e culturale del periodo.
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Una macchina del tempo che riporta in vita un passato ricco di ricordi e avvenimenti, in cui le radici personali e collettive si intrecciano. “Il fiume della memoria che incontra il mare della storia” sotto lo sguardo dello scrittore, Miguel Gotor. Il 26 maggio si è tenuta la presentazione del libro “Generazione Settanta, Storia del decennio più lungo del secolo breve 1966-1982”. Per nulla casuale il luogo scelto per ospitare l’evento, ovvero il Piper Club, leggendaria fucina d’arte e autentico simbolo culturale proprio del periodo narrato e analizzato nel libro. Numerosi gli interventi per una serata speciale, in un Piper senza musica ma pieno di parole ed esperienze. Da Maria Teresa Carbone ad Andrea Cortellessa, fino a Giuseppe Garrera, Marco Giovenale e Alessandra Vanzi.
Non ci si aspetterebbe uno spazio così grande alla fine di quelle lunghe e strette scale, arricchite da foto d’epoca, che portano dal piccolo ingresso su via Tagliamento, di fronte al suggestivo e bellissimo quartiere Coppedè, fino al cuore del Piper. Una sala inaspettatamente estesa, indubbiamente modificata nel corso del tempo ma immutata nella memoria di chi abbia avuto l’opportunità di visitarla anche solo una volta, tanti anni fa. Un luogo che è geografia e storia insieme, storia personale e collettiva. Un simbolo culturale e artistico di un’epoca che viene da sempre accostata principalmente alla violenza, che pure la caratterizzò, dimenticando però tutto il resto. Come le lotte per il lavoro e le riforme, la modernità e quel “sogno di rivoluzione” vissuto e coltivato, alimentato fino all’ultimo. Fino alla fine, al risveglio avvenuto di fronte ad una tv ricca di “canali privati” guardati da un “divano preservato dal cellophane”, per citare Giuseppe Garrera.
Ricordare un periodo storico ancora così vicino significa necessariamente ripercorrere alcune tappe della propria vita o, se troppo giovani, della vita di chi ci è accanto o c’è stato fino a poco tempo fa. Difficile se non impossibile scindere la dimensione personale da quella collettiva. Così lo stesso Miguel Gotor, assieme agli ospiti intervenuti alla presentazione dell’opera, inevitabilmente parlano anche di sé e delle proprie storie, che tuttavia sono frammenti della storia di quegli anni. Genitori, fratelli, amici, conoscenti. Lembi di un passato che è ancora presente. “Generazione Settanta, Storia del decennio più lungo del secolo breve 1966-1982” non è solo un libro di storia quindi, ma di storie, in cui collettivo e personale si incontrano per ripercorrere sentieri antichi e familiari. Il passato del Paese è quello di tutti.