Dal 15 maggio al 3 ottobre alle Gallerie Nazionali d’Arte Antica, nella sede di via delle Quattro Fontane, la mostra Tempo Barocco a cura di Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori. Con l’esposizione viene inaugurato un nuovo spazio di 8 sale rinnovate e restaurate nelle quali vengono presentate al pubblico 40 opere provenienti dai più importanti musei nazionali e internazionali. Protagoniste del percorso le riflessioni sul concetto di tempo e vanitas attraverso i capolavori dei grandi autori della cultura barocca, che vide la luce a Roma nei primi decenni del XVII secolo.
Alcuni momenti della mostra Tempo Barocco (Foto Alberto Novelli)
La caducità della vita, evidenziata e sintetizzata con spietatezza dallo scorrere della sabbia all’interno di una clessidra, può essere combattuta con l’arma dell’eternità rappresentata dall’amore e dalla bellezza. Con la mostra Tempo Barocco a cura di Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori, dal 15 maggio al 3 ottobre, le Gallerie Nazionali d’Arte Antica non solo presentano un’iniziativa culturale di grande rilevanza, ma inaugurano nella sede di Palazzo Barberini che ospita l’esposizione 8 nuove sale al primo piano, rinnovate e restaurate, per un totale di 750 metri quadri. Un ulteriore luogo in cui offrire arte al pubblico.
Negli spazi ritrovati il visitatore incontra 40 opere, provenienti da diversi musei non solo italiani, dei grandi protagonisti del barocco per la maggior parte vissuti a Roma nel corso del ‘600. Il percorso si divide in cinque sezioni. Le prime tre hanno come filo conduttore il tempo, che con il proprio inesorabile scorrere plasma l’esistenza di ogni creatura terrena e suscita riflessioni spesso severe e inquiete. Si analizzano le molteplici vesti, metafore, allegorie e immagini, con cui l’uomo ha dato corpo alla propria percezione del susseguirsi degli eventi. E ci si sofferma a comprendere la forza dell’opera d’arte che riesce a sopravvivere all’epoca che l’ha creata, infrangendo le barriere della contemporaneità e, così, sconfiggendo il severo Chronos e la sua falce.
Legata all’idea di tempo anche quella di vanitas, che caratterizza la quarta sezione: opere e oggetti come nature morte, teschi e orologi, che sottolineano la fragilità e provvisorietà delle vicende terrene e della loro bellezza esteriore. Ma l’uomo impossibilitato a fermare il viaggio del tempo prova a coglierne lo spirito incastonandone l’azione in un’opera. Quello che emerge dall’ultima sezione, la quinta, in cui si coglie una ricerca di equilibrio tra stasi e movimento nella raffigurazione dei soggetti. La cattura di un attimo che diviene immortale.
La cultura come balsamo che lenisce le angosce della mortalità, quindi, e che riesce a superare le barriere del tempo grazie all’eternità dell’arte.