Negli ultimi anni, il detective vittoriano creato da Sir Arthur Conan Doyle è al centro di un revival mediatico e letterario. Il motivo? La straordinaria modernità del personaggio
di Adalgisa Marrocco
Un sociopatico, un uomo dedito alla scienza e alla logica, la dimostrazione vivente che la follia può essere il più alto grado di saggezza. Sherlock Holmes, personaggio straordinariamente moderno e ammaliante, è tutto questo e tanto altro.
Negli ultimi anni, il detective creato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle è al centro di un revival mediatico e letterario. Il merito va in gran parte alla rilettura contemporanea Sherlock, serie TV prodotta dalla BBC con protagonisti gli impeccabili Benedict Cumberbatch e Martin Freeman. In misura minore, un contributo (seppur opinabile) è stato dato dai film di Guy Ritchie che, girati nel 2009 e 2011 e sostentati da due interpreti come Robert Downey Jr. e Jude Law, avevano “svecchiato” la coppia Holmes-Watson, rendendola più bella e dannata che compassata e retrò.
Così, ormai in tutto il mondo si sta lavorando a nuove versioni cinematografiche e televisive ispirate all’investigatore di Baker Street, mentre l’industria editoriale affila le armi e segue la tendenza. Ultimo esempio di tributo al personaggio di Conan Doyle è Mr. Holmes – Il mistero del caso irrisolto (nelle sale dal 19 novembre), adattamento cinematografico del libro di Mitch Cullin che mostra un detective ormai anziano e obbligato a confrontarsi con i suoi fantasmi e con le sue emozioni.
D’altronde, quando Sir Arthur Conan Doyle dà alla luce Sherlock Holmes, quest’ultimo mostra fin da subito una natura contraddittoria e accattivante: è figlio della borghesia inglese, ma opera fuori da qualsivoglia istituzione; è uomo di scienza, ma non concepisce tali discipline come professione; è un dandy decadente eppure, in disparte, opera per il bene della società. Insomma, Sherlock Holmes è la prova lampante del fatto che Conan Doyle fosse pienamente conscio delle incoerenze della società Vittoriana, tanto da volerle rappresentare mediante un personaggio conservatore e progressista al contempo. Sherlock è contraddizione, Sherlock è magnetico, Sherlock è lo specchio antico in cui il lettore contemporaneo rivede sé stesso.
Così, la tradizionale figura del detective che ristabilisce l’ordine e la funzione consolatoria del giallo classico sembrano venire meno, e forse sono proprio questi aspetti a dare ragione della modernità e del fascino sprigionati dagli investigatori di Baker Street. Infatti, guai a credere nella leggenda «Elementare, Watson!» (frase peraltro mai pronunciata nei romanzi e nei racconti di Conan Doyle), secondo cui il braccio destro del detective sarebbe nient’altro che un aiutante poco acuto e lievemente d’intralcio. Al contrario, Watson è un medico brillante, è l’unico che riesce a scalfire la sociopatia di Holmes, diventando suo inscindibile completamento.
Sherlock Holmes è il vittoriano più seducente che esista, e noi non possiamo resistere alla tentazione di tributare i giusti meriti al suo genio e a quello del suo creatore.