Aggiungere vita ai giorni o giorni alla vita? Si può dire che sia questo, in fondo, l’interrogativo cruciale che scaturisce dall’incontro tra Lise e Adelmo, sulla soglia di una finestra aperta su Rimini nella piece teatrale Il mondo non mi deve nulla di Massimo Carlotto.
In scena a Roma dall’1 al 10 aprile al Teatro Umberto, per la regia di Francesco Zecca, una croupier tedesca, ricercata e di classe, legata al lusso e al bel mondo, viaggiatrice per mestiere e per passione, si confronta con un uomo dei tanti, il classico individuo anonimo che ha passato una vita a lavorare da operaio e che a 50 anni si ritrova senza un lavoro e si improvvisa ladro per sbarcare il lunario, vessato da una fidanzata che fa parte della solita routine.
L’attenzione è tutta sull’interno della casa di Lise (Pamela Villoresi) che in teoria dovrebbe essere la vittima da svaligiare, ma che diventa il motore di una serie di riflessioni di Adelmo, il ladro in cerca di occasioni (Claudio Casadio).
Gli attori, bravissimi, coinvolgono, emozionano, fanno ridere, si scambiano il ruolo di insegnante e discepolo, abbattendo le differenze per poi farle risaltare, annullando le distanze e poi ripristinandole.
In cerca di un’occasione in realtà sono entrambi, ma se Adelmo è pieno di speranze, Lise le ha perse. Adelmo ha vissuto molto poco, Lise fin troppo. Il ladro è alla ricerca di un modo per arginare il senso di precarietà che lo sprofonda nell’inquietudine; l’esperta dei casinò, invece, ha passato tutta la vita a guardare uomini in cerca di occasioni ed è convinta di non avere più partite da giocare. L’occasione che cerca è solo quella utile a stabilire ancora una volta cosa fare di se stessa e del suo tempo.
Il cinismo è dominante ma in realtà nasconde la sensibilità di entrambi, la vulnerabilità che temono.
Se Lise pensa che Adelmo sia un sempliciotto dozzinale, Adelmo ritiene che lei sia una viziata un po’ svitata. Eppure da questo incontro tra due estremi opposti, ciascuno dei due riceverà una lezione che, a ritmo di mambo, creerà un legame bizzarro ma forte, incentrato sulla libertà di scelta e sul tema della morte delle ambizioni.
La vera libertà, ci insegnano i due protagonisti, sta nell’ammettere la possibilità di cambiare le proprie necessità svuotandosi degli obblighi sociali e sottraendosi a ciò che si riteneva importante.
Per fare questo ci vuole coraggio. Se il coraggio manca il destino è la morte del nostro futuro. Mentre se il coraggio si riesce a trovare, allora lì, è la nascita di una nuova esistenza.
Questa storia, in fondo, è la storia di quell’attimo in cui si perde l’equilibrio e ci trova a decidere se smettere di vivere o ricominciare tutto in abiti diversi.
E se è vero che “il mondo non ci deve nulla”, sta a noi cercare di sfruttare al meglio le possibilità che la vita ci offre. Ci si può riuscire, ci insegnano Lise e Adelmo, solo se si è indulgenti con se stessi, disposti ad ammettere i propri limiti e ad abbracciare le proprie fragilità. La scena è fissa sull’interno di una casa ma, in realtà, anche sull’interno di due anime.
Non potete perdere questo noir psicologico in cui la riflessione è supportata dall’ironia, per non annoiare mai!