La rassegna Contropittura, ospite alla GNAM – Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma fino al 3 aprile 2016, si rivela un’interessante silloge di circa 200 quadri, disegni e collage realizzati dall’artista tra gli anni ’70 e i nostri giorni.
L’arte non come contemplazione ma come strumento di lavoro, come un modo per interpretare e cambiare il mondo, come il primo passo di questo cambiamento. Così Pablo Echaurren voleva che intendessimo i suoi grafismi, realizzati tra carte, china, smalti e colori acrilici.
Osservata attraverso questa lente, la collezione di opere presenti in mostra assume insieme il significato di una continua sperimentazione tra dadaismo, futurismo e richiami alla tecnica del fumetto. Scopriamo inoltre, nell’evolversi del suo stile, come Echaurren possa considerarsi anche un indiscusso precursore dell’odierna street-art.
Le prime opere dell’artista sono testimoniate da piccoli riquadri a tema, suddivisi al loro interno in tanti piccoli quadratini, come francobolli non staccati dal foglio: atolli tropicali o la bella grotta del Bue Marino in Sardegna, insieme ad altri soggetti di stile più disparato, mostrano molteplici sfaccettature nel succedersi di queste piccole finestrelle affiancate.
Questi acquarelli su carta, diventano quasi dei vetrini da laboratorio con cui vivisezionare in più scene una stessa immagine per offrirla da tutti i punti di vista. La scienza è chiamata in causa nel suo rigore e, contemporaneamente, l’artista ironizza sulla sua precisione asettica che perde sempre di vista l’interpretazione di chi guarda.
In quegli anni Echaurren si preoccupa anche di omaggiare Duchamp sottraendolo alla museificazione e alla mercificazione per riappropriarsi delle provocazioni e dell’ironia sottile del dadaismo.
E’ questo il tempo di una serie di 69 disegni realizzati a china e collage su carta in cui inserti di fumetto, schizzi e scritte, si accavallano e il richiamo agli indiani d’America torna come leit-motiv insistente. D’altro canto, nei disegni di Pablo emerge, tra le linee rigorosamente nere e rosse, un amore per gli ingranaggi e la meccanica. Lampadine, eliche, pistole e parole “dada” sono accostate come in un diagramma eppure, al contempo, in assoluta libertà di pensiero.
La svolta si ha con il passaggio agli acrilici, momento successivo al primo amore per la carta e il collage. Nel cambio di stile c’è anche un’evoluzione del punto di vista personale di Echaurren sulle cose. Ecco quindi che, nei dipinti su tela, irrompe la storia contemporanea: vengono evocate la protesta in piazza Tienanmen, la caduta del muro di Berlino, il conflitto del golfo persico, finanche alle più moderne lotte a favore della difesa ambientale. Si tratta dei suoi famosi graffiti metropolitani realizzati sovrapponendo scritte cancellate e reperti fumettistici, linguaggi e segni stereotipati, grovigli di teschi a flusso continuo ed emblematici draghi di ascendenza medievale, stilizzati in chiave contemporanea.
Nell’ultimo periodo aumenta ancor di più il richiamo alle parole futuriste, allo shock percettivo della grande metropoli, con le sue luci abbaglianti, le scritte pubblicitarie, i neon accesi a rendere i colori più vividi, quando non addirittura fluorescenti.
Queste opere diventano una sintesi del paesaggio urbano dove scritte rivoltate, linee sempre più nette e segnaletiche allarmanti rendono il senso della percezione simultanea.
Si esce dalla mostra con il colore negli occhi e con la sensazione di aver compiuto un vero e proprio viaggio di sensi nell’illustrazione più contemporanea.