La miscela esplosiva che unisce crisi economica e immigrazione incontrollata produce ordigni sociali pronti a detonare. Da Tor Sapienza alle occupazioni abusive di alloggi popolari in tutto il Paese, intere aree delle nostre città sono ridotte a ghetti degradati.
In questa situazione di anarchia strisciante, nel Paese delle prescrizioni e dei quattro decreti svuotacarceri negli ultimi quattro anni, hanno buon gioco politici in cerca d’autore. Cercasi Stato disperatamente.
Purtroppo è una cosa seria. Spesso i media enfatizzano certi accadimenti per fare ascolti e copie, ma c’è la netta sensazione che questa volta non ci sia bisogno di sensazionalismo. Nell’arco di pochissime settimane, da diverse parti d’Italia, sono giunte immagini di caos e rabbia, i primi vagiti di rivolte sociali che potrebbero deflagrare nelle periferie se non ci si decide a fronteggiare senza retorica e propaganda certi temi.
Dalle rivolte di Tor Sapienza, quartiere periferico di Roma abbandonato al degrado da tempo immemore, che hanno preso di mira in special modo gli immigrati di un centro di accoglienza, al tema delle occupazioni abusive di case popolari, spesso gestite da bande criminali, che interessa tutti i grandi centri da nord a sud.
Minimo comun denominatore, o dovremmo dire detonatore, per tutte queste bombe sociali è quella miscela esplosiva che unisce assenza di giustizia e sicurezza, specialmente nei quartieri più lontani dal centro, crisi economica e flussi migratori fuori controllo. Ordigni che sono stati piazzati, dalla cronica latitanza dello Stato, in aree già storicamente difficili.
Fino a questo momento le risposte fornite dalle autorità per queste emergenze, che stanno per strasformarsi in drammi, sono state essenzialmente due: retorica o propaganda. In altre parole: o l’approccio falsamente solidaristico, che spaccia lassismo e inadeguatezza della politica per apertura e multiculturalismo, o quello forcaiolo, anch’esso ipocrita, che cavalca la disperazione di chi non ce la fa più a sopportare degrado e criminalità, per ottenere facili consensi.
Nel paese delle prescrizioni e dei decreti svuotacarceri, quattro negli ultimi quattro anni, con la credibilità delle Istituzioni sotto zero e i cittadini, già sfiancati da una crisi economica senza fine, che si sentono sempre più sudditi, urge responsabilità. La rabbia delle periferie, su cui si rovesciano con violenza decuplicata dalla lontananza dei Palazzi del Potere tutti i problemi di cui sopra, non va sottovalutata.
L’umanitarismo da cocktail party al circolo canottieri che confonde i diritti con l’impunità è la miglior ricetta per la fine, e la propaganda senza costrutto dei demagoghi, che predicano la forca per gli altri mentre beneficiano della prescrizione per sé, va sfidata con soluzioni rigorose e giuste, non solo sul tema dell’immigrazione. C’è bisogno di buoni esempi. Un passo avanti, prego.
Marco Bombagi